Alcuni consigli e comportamenti in occasione di eventi naturali.
IL VESUVIO
Il Vesuvio è situato a meno di 12km a sud-est della città di Napoli e a circa 10km da Pompei, in un’area popolata sin dall’antichità. Questo ha permesso di raccogliere numerose testimonianze sulla sua attività, rendendolo uno dei vulcani più conosciuti al mondo. L’eruzione di gran lunga più famosa è quella del 79 d.C. che distrusse Pompei, Ercolano e Stabia. Il complesso vulcanico del Somma-Vesuvio è composto da un edificio più antico, il Somma, caratterizzato da una caldera, e da un cono più giovane, il Vesuvio, cresciuto all’interno della caldera dopo l’eruzione di Pompei del 79 d.C..Dal 1944, anno della sua ultima eruzione, il vulcano si trova in stato di quiescenza caratterizzato solo da attività fumarolica e bassa sismicità. Non si registrano fenomeni precursori indicativi di una possibile ripresa a breve termine dell’attività eruttiva. Il Vesuvio è sorvegliato 24 ore su 24 dalla rete di monitoraggio dell’Osservatorio Vesuviano, la sezione di Napoli dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Ingv.Per salvaguardare la vita delle 550mila persone che vivono alle falde del vulcano il Dipartimento ha realizzato un Piano Nazionale di emergenza con la collaborazione di tutte le componenti e le strutture operative del Servizio Nazionale di Protezione Civile. Il Vesuvio è un vulcano intorno al quale, nell’arco dei secoli, si sono insediate molte comunità fino a diventare una delle zone più densamente popolate d’Italia. Alle sue falde, infatti, oggi vivono più di 550.000 persone e per questo è considerato uno dei vulcani a più alto rischio nel mondo. Nel corso della sua storia, il Vesuvio è stato caratterizzato dall'alternanza di periodi di attività eruttiva, a condotto aperto, e periodi di riposo, a condotto ostruito, caratterizzati da assenza di attività eruttiva e da accumulo di magma in una camera magmatica posta in profondità. Tali periodi sono interrotti da eruzioni molto energetiche, alle quali fanno poi seguito periodi di attività a condotto aperto con frequenti eruzioni effusive o esplosive di bassa energia. L'eruzione del 1631 ha interrotto un periodo di riposo che durava da quasi cinque secoli. Dal 1631 al 1944 le eruzioni vulcaniche sono state costanti e intervallate da periodi di riposo di pochi anni. Secondo gli studi più recenti, l’evento vulcanico che con maggiore probabilità si potrebbe verificare al Vesuvio è un’eruzione stromboliana violenta (VEI=3), con ricaduta di materiali piroclastici e formazione di colate di fango o lahars. Sulla base di ricerche condotte a partire da indagini geofisiche, inoltre, non si è rilevata la presenza di una camera magmatica superficiale con volume sufficiente a generare un’eruzione di tipo Pliniano. Pertanto risulta poco probabile un evento di questo tipo.Sulla base di queste osservazioni, la commissione incaricata di aggiornare il Piano ha stabilito che lo scenario di riferimento sia un evento di tipo sub-Pliniano, simile a quello del 1631 e analogo a quello già assunto nel precedente Piano. Questo scenario prevede la formazione di una colonna eruttiva sostenuta alta diversi chilometri, la caduta di bombe vulcaniche e blocchi nell'immediato intorno del cratere e di particelle di dimensioni minori - ceneri e lapilli - anche a diverse decine di chilometri di distanza, nonché la formazione di flussi piroclastici che scorrerebbero lungo le pendici del vulcano per alcuni chilometri. Sulla base di questo scenario, sono state così individuate le zone potenzialmente soggette ai diversi fenomeni previsti, per le quali è stato elaborato un Piano nazionale d'emergenza che prevede azioni differenziate Il piano nazionale d'emergenza, elaborato sulla base dello scenario dei fenomeni più probabili, fornito dalla comunità scientifica, individua tre aree a diversa pericolosità definite: zona rossa, zona gialla e zona blu. Zona Rossa La zona rossa è l'area immediatamente circostante il vulcano, ed è quella a maggiore pericolosità in quanto potenzialmente soggetta all'invasione dei flussi piroclastici, ossia miscele di gas e materiale solido ad elevata temperatura che, scorrendo lungo le pendici del vulcano ad alta velocità, possono distruggere in breve tempo tutto quanto si trova sul loro cammino. Probabilmente i flussi piroclastici non si svilupperanno a 360° nell'intorno del vulcano, ma si dirigeranno in una o più direzioni preferenziali; non è tuttavia possibile conoscere preventivamente quali saranno le zone effettivamente interessate dai flussi. La rapidità con la quale si sviluppano tali fenomeni, associata al loro potenziale distruttivo, non consente però di attendere l'inizio dell'eruzione per mettere in atto le misure preventive. Pertanto il piano nazionale d'emergenza prevede che la zona rossa venga completamente evacuata prima dell'inizio dell'eruzione. La zona rossa comprende 18 Comuni per un totale di circa 200 kmq di estensione e poco meno di 600 mila abitanti. Zona Gialla La zona gialla presenta una pericolosità minore rispetto alla rossa e corrisponde a tutta l'area che potrebbe essere interessata dalla ricaduta di particelle piroclastiche (ceneri e lapilli) che possono, fra l'altro, apportare un sovraccarico eccessivo sui tetti degli edifici fino a determinarne il crollo. La ricaduta di particelle, inoltre, può causare problemi alle vie respiratorie, in particolare in soggetti predisposti non adeguatamente protetti, danni alle coltivazioni e problemi alla circolazione aerea, ferroviaria e stradale. Si prevede che, come accadde nel 1631, solo il 10% della zona gialla sarà effettivamente coinvolto dalla ricaduta di particelle, subendo danneggiamenti. Pertanto, delle 1.100.000 persone che vi abitano, circa 110 mila saranno coinvolte dall'emergenza. Anche in questo caso tuttavia non è possibile conoscere preventivamente quale sarà la zona effettivamente interessata, in quanto dipenderà dall'altezza della colonna eruttiva e dalla direzione e velocità del vento in quota al momento dell'eruzione. Diversamente da quanto accade per la zona rossa però, i fenomeni attesi nella zona gialla non costituiscono un pericolo immediato per la popolazione ed è necessario che trascorra un certo intervallo di tempo prima che il materiale ricaduto si accumuli sulle coperture degli edifici fino a provocare eventuali cedimenti delle strutture. Vi è pertanto la possibilità di attendere l'inizio dell'eruzione per verificare quale sarà l'area interessata e procedere all'evacuazione della popolazione ivi residente se necessario. La zona gialla comprende 96 Comuni delle Province di Napoli, Avellino, Benevento e Salerno per un totale di circa 1.100 kmq e 1.100.000 abitanti. Zona Blu La zona blu ricade all'interno della zona gialla, ma è soggetta ad un agente di pericolosità ulteriore. Corrisponde infatti alla "conca di Nola" che, per le sue caratteristiche idrogeologiche, potrebbe essere soggetta a inondazioni e alluvionamenti oltre che alla ricaduta di ceneri e lapilli. La zona blu include 14 Comuni della Provincia di Napoli, per un totale di 180 mila abitanti. Attività di monitoraggio e livelli di allerta E' importante tenere presente che l'eruzione del Vesuvio non sarà improvvisa, ma sarà preceduta da una serie di fenomeni precursori identificabili già diverso tempo prima, attraverso la rete di monitoraggio dell'Osservatorio Vesuviano (sezione di Napoli dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia), che controlla lo stato del vulcano 24 ore al giorno. Il piano nazionale d'emergenza, sulla base dei fenomeni precursori attesi, individua quindi tre livelli di allerta successivi: attenzione, preallarme, allarme, ai quali corrispondono fasi operative successive. Attenzione Al verificarsi di variazioni significative dei parametri fisico-chimici del vulcano, è previsto che l'Osservatorio Vesuviano informi il Dipartimento della Protezione Civile che, consultati i massimi esperti del settore riuniti nella Commissione Nazionale per la Previsione e la Prevenzione dei Grandi Rischi, stabilisce l'eventuale passaggio alla fase di attenzione. In questa fase la gestione di eventuali interventi è affidata al Centro Coordinamento Soccorsi (CCS) istituito presso la Prefettura di Napoli. Le variazioni osservate in questa fase comunque, non sono necessariamente indicative dell'approssimarsi di un'eruzione e tutto potrebbe tranquillamente ritornare alla normalità, pertanto non è previsto alcun coinvolgimento diretto della popolazione, che però verrà costantemente informata sull'evolversi della situazione. Preallarme Qualora si registrasse un'ulteriore variazione dei parametri controllati, si entrerebbe nella fase di preallarme. In questa fase il controllo delle operazioni passa al livello nazionale, viene dichiarato lo stato di emergenza, nominato un Commissario delegato, convocato il Comitato Operativo della Protezione Civile. Le forze dell'ordine e i soccorritori si posizionano sul territorio secondo piani prestabiliti. In questa fase anche la popolazione viene coinvolta: coloro che vogliono allontanarsi con mezzi propri, trovando autonomamente ospitalità altrove, possono farlo tranquillamente, senza il timore di lasciare incustodite le proprie case, in quanto è già attivo un presidio di vigilanza. Devono comunque seguire le indicazioni del piano d'emergenza del comune di appartenenza (redatto in conformità al piano nazionale) per quanto riguarda le vie di allontanamento da seguire, al fine di consentire il più agevole deflusso della circolazione ed evitare intralcio ai soccorritori. Devono inoltre comunicare al Sindaco la loro decisione e i dati della località dove andranno a stabilirsi. In questa fase, qualora la Commissione Grandi Rischi, in base all'evolversi della situazione, ritenesse che l'attività del vulcano è rientrata al di sotto della fase di preallarme, il Dipartimento della Protezione Civile dichiara il ritorno alla fase di attenzione. Allarme Qualora i fenomeni dovessero continuare ad accentuarsi, si entrerebbe nella fase di allarme. Questo vuol dire che gli esperti ritengono ormai quasi certa l'eruzione, la quale potrebbe verificarsi nell'arco di alcune settimane. Sul territorio saranno già attivi i Centri Operativi Misti (COM), previsti dal piano nazionale d'emergenza, per coordinare le attività a livello locale. In questa fase si provvede all'allontanamento di tutta la popolazione dalla zona rossa. Il piano prevede che, nel tempo massimo di 7 giorni, i 600 mila abitanti della zona rossa vengano allontanati, secondo le indicazioni specifiche contenute nei singoli piani d'emergenza comunali, che contemplano lo spostamento non solo con le auto private, ma anche tramite treno, pullman o nave a seconda dei casi, verso le regioni gemellate. Completata l'evacuazione, anche i soccorritori ripiegano nella zona gialla, mentre le forze dell'ordine dispongono una cintura di sicurezza sui confini della zona rossa. Anche in questo caso, qualora la situazione dovesse rientrare, il Dipartimento della Protezione Civile dichiara terminata la fase di allarme per tornare alla fase di preallarme. Qualora invece l'eruzione avesse luogo, la zona rossa sarebbe già completamente sgomberata. Gli abitanti del settore della zona gialla interessato dalla ricaduta di particelle vengono ospitati temporaneamente in strutture di accoglienza nella Regione Campania, mentre la comunità scientifica segue costantemente l'evolversi dell'eruzione fino al suo completo esaurimento. Una volta terminata l'attività eruttiva vengono effettuate le necessarie verifiche dell'agibilità delle strutture e dei danni alle zone colpite e successivamente può ricominciare, dove possibile, il rientro della popolazione precedentemente allontanata.
A L L U V I O N I Il bacino idrografico è l’area di territorio delimitato da rilievi che assumono il nome e la funzione di “ spartiacque “, dividendo l’acqua piovana tra bacini diversi.La pioggia che cade all’interno di un bacino idrografico in parte sarà trattenuta dal terreno e dalla vegetazione, in parte si infiltrerà alimentando le falde sotterranee, in parte raggiungerà il corso d’acqua che scorre nel bacino.Ogni bacino idrografico ha una sua specifica capacità di regimazione idrica; se le precipitazioni sono molte intense o molte prolungate, la quantità d’acqua che raggiunge il corso d’acqua può crescere in modo significativo.Il fiume s’ingrossa, fino a raggiungere il livello cosiddetto "di piena”. Se, in queste condizioni, il fiume incontra un restringimento dell’alveo, a volta causato anche solo dall’occlusione delle luci di un ponte causato dall’accumulo di alberi o altri materiali trasportati dlla corrente, oppure provoca il cedimento di un argine, anche in un sol punto, o incontra alla fine della corsa una mareggiata alla foce, l’altezza dell’acqua supererà quella degli argini e le acque cominceranno a fuoriuscire, allargando il territorio circostante, le campagne ed i centri abitati.L’allargamento non è l’unico danno collegato ad una situazione alluvionale: se l’acqua erode il terreno su cui scorre, trasporterà a valle anche la terra, rocce ed alberi, dando origine alle cosidette “lave torrentizie”; lungo l percorso l’acqua può erodere le spond e scalzare al piede, interi pendii, causandone il franamento, o provocare il crollo degli edifici costruiti lunghe le sponde, o travolgere infrastrutture,ponti, strade ed ogni cosa non ancorata al terreno, dalle auto agli autobus, dal camion alle persone.L’alluvione può essere molto pericolosa, ma costituisce una minaccia mortale solo per quanti non la conoscono e non adottano comportamento di grande prudenza. ALCUNE NORME COMPORTAMENTALI IN CASO DI ALLUVIONE : DURANTE L’ALLUVIONE : - Se sei in casa e devi abbandonarla, chiudi il rubinetto del gas e stacca il contatore della corrente elettrica perché tali impianti potrebbero danneggiarsi durante l’evento calamitoso, ed innescare altri processi pericolosi (come lo scoppio e l’incendio). - Se non puoi abbandonarla cerca di salire ai piani superiori e attendi l’arrivo dei soccorsi eviterai così di essere travolto dalle acque - Se invece sei per strada non avventurarti ma, per nessun motivo sui ponti o in prossimità di fiumi, torrenti e pendii etc, potresti essere investito dall’ondata di piena. - Se sei in macchina, evita di intasare le strade esse sono necessarie per la viabilità dei mezzi di soccorso. evita di recarti in luoghi pericolosi segui quindi le segnaletiche e le informazioni che le autorità avranno predisposto. - Non percorrere strade inondate e sottopassaggi, la profondità e la velocità dell’acqua potrebbere essere maggiori di quanto non sembra e il livello dell’acqua potrebbe bloccare il tuo automezzo - Ricordati di portare con te i documenti personali ed i medicinali abituali, possono essere indispensabili se casa tua diventasse irraggiungibile per parecchio tempo, - Indossa abiti e calzature che ti proteggano dall’acqua e dal freddo, perché è importante mantenere il corpo al caldo ed asciutto. - Non usare il telefono se non per casi di effettiva necessità eviterai di sovraccaricare le linee telefoniche necessarie per l’organizzazione dei soccorsi. E presta attenzione alle indicazioni delle Autorità che gestiscono l'emergenza e coordinano i soccorsi. DOPO L’ ALLUVIONE : - Non utilizzare l’acqua fintanto che non viene dichiarata potabile e non consumare alimenti esposti all’inondazione, potrebbero contenere agenti patogeni o essere contaminati. - Non utilizzare apparecchiature elettriche prima di verificare l’impianto, perché eventuali danni subiti potrebbero provocare un cortocircuito. - Pulisci e disinfetta le superficie esposte all’acqua d’inondazione esse come i cibi potrebbero presentare sostanze nocive o agenti patogeni.
FRANE : Il meccanismo di una frana si può spiegare così : Il materiale che costituisce un pendio, una scarpata o una parete rocciosa è attirato verso il basso dalla forza di gravità e rimane in quella posizione finche fattori come la natura del terreno o della roccia, la forma o il profilo del pendio e la quantità di acqua presente, lo mantengono in equilibrio. Basti pensare ad un castello di sabbia : se non si mette un po’ d’acqua a mantenere i granelli, esso non starà mai in piedi, ma se ne mettiamo troppo crolla.Così avviene lunghi i pendii , hanno bisogno di una giusta quantità d’acqua per non franare. Le cause che predispongono e determino questi processi di destabilizzazione del versante sono molteplici, complesse e spesso combinate tra loro.Oltre alla quantità d’acqua oppure di neve caduta, anche il Disboscamento e gli incendi sono causa di frane; nei pendii boscati ,infatti le radici degli alberi consolidano il terreno e assorbono l’acqua in eccesso.L’azione dell’uomo sul territorio ha provocato e potrebbe provocare ancora in futuro eventi franosi.Se si scava ai piedi di un pendio o a mezza costa per costruire edifici o strade si può causare un cedimento del terreno.I territori appeninici ed alpini del Paese, ma anche quelli costieri, sono generalmente esposti a rischio di movimento franoso a causa della natura delle rocce e della pendenza che possono conferire al versante una certa instabilità detta energia di rilievo.Anche le caratteristiche climatiche fanno la loro parte.La distribuzione annuale delle precipitazioni e l’intensa trasformazione dei territori operata dalle attività umane,spesso senza criteri e rispetto dell’ambiente, contribuiscono ad aumentare la vulnerabilità del territorio. QUALCHE PICCOLO CONSIGLIO SE SI E’ COINVOLTO IN UNA FRANA: SE TI TROVI ALL’INTERNO DI UN EDIFICIO: - Non precipitarti fuori, rimani dove sei, sei più protetto che non all’aperto,cerca di ripararti sotto un tavolo sotto un architrave o vicini ai muri portanti che possono proteggerti da eventuali crolli. - Allontanati da finestre, porte con vetri e armadi, perché cadendo potrebbero ferirti. - Non utilizzare gli ascensori perché potrebbero bloccarti ed impedirti di uscire. SE TI TROVI IN LUOGO APERTO : - Allontanati dagli edifici, dagli alberi, dai lampioni e dalle linee elettriche e telefoniche, perché cadendo potrebbero ferirti; non percorrere una strada dove è appena caduta una frana, perché si tratta di materiale instabile che potrebbe rimettersi in movimento; - Non avventurarsi sul corpo di una frana, perché i materiali franati possono nascondere pericolose cavità sottostanti ed insidie. - Non entrare nelle abitazioni, potrebbero aver subito lesioni strutturali e risultare pericolanti. - Aspettare sempre l’intervento degli esperti.
I N C E N D I O B O S C H I V O un incendio boschivo può essere definito “ un fuoco che tende ad espandersi su aree boscate, cespugliate oppure su terreni coltivati o incolti e pascoli limitrofi a dette ‘aree’ perché un incendio di possa sviluppare sono necessari i tre elementi che costituiscono il cosidetto “ triangolo di fuoco “: il combustibile (erba secca, foglie, legno); il comburente (ossigeno); e il calore (neces-sario per portare il combustibile alla temperatura di accensione. Particolari condizioni atmosferiche (es. giornate particolarmente calde e ventose in un periodo di scarse precipitazioni) possono favorire il rapido propagarsi dell’incendio. Le cause di un incendio possono essere : naturali : ( es. i fulmini e sono le meno frequenti in assoluto) di origine antropica : imputabile ad attività umana possono essere : accidentali : come ad esempio un corto circuito, surriscaldamento di motori, scintille derivate da strumenti di lavoro, ecc. colpose : come alcune pratiche agricole e pastorali, comportamenti irresponsabili nelle aree turistiche, lancio incauto di materiale acceso (fiammiferi,sigarette etc.) dolose : quando il fuoco è appiccato volontariamente dall’uomo per le motivazioni più disparate(vendetta,dispetto,protesta, speculazione edilizia) al fine di provocare danni. come comportarsi per evitare un incendio boschivo - non gettare mozziconi di sigaretta o fiammiferi ancora accesi, possono incendiare l’erba secca delle scarpate lungo strade, ferrovie, etc.e’ proibito nonche’ pericoloso accendere il fuoco nel bosco, meglio usare le aree attrezzate. - non abbandonare mai il fuoco e prima di andare via accertarsi che sia completamente spento - se devi parcheggiare l’auto accertati che la marmitta non sia a contatto con erba secca, essendo essa caldissima, incendierebbe facilmente l’erba. - cerca di non abbandonare rifiuti nel bosco possono rappresentare un pericoloso combustibile. - non bruciare, senza le dovute misure di sicurezza, le stoppie, la paglia e altri residui agricoli, potrebbero sfuggire al controllo in un baleno. quando l’incendio e’ in corso : telefona subito al 1515 per dare l’allarme fornisci le indicazioni necessarie a localizzarlo. - cerca una via di fuga sicura ( una strada un corso d’acqua) e non sostare il luoghi in cui spira il vento potresti rimanere imprigionato tra le fiamme e non avere piu’ una via di fuga. - stenditi a terra in un luogo dove non c’e’ vegetazione incendiabile, il fumo tende a salire ed in questo modo eviti di respirarlo. se non hai altra scelta : cerca di attraversare il fuoco dove e’ meno intenso per passare dalla parte gia’ bruciata l’incendio non e’ uno spettacolo pertanto non sostare lungo le strade, si potrebbero intralciare i soccorsi e le comunicazioni necessarie per gestire l’emergenza.
I T E R R E M O T I
Il rischio sismico, in una determinata area, può essere misurata dal danno che ci si può aspettare, in un intervallo di tempo stabilito, a seguito dei terremoti.Può essere espresso in termini di vittime, costo economico,danno alle costruzioni.Rischio e pericolo non sono la stessa cosa: - il pericolo : è rappresentato dal terremoto che può colpire una certa area (la causa) - il rischio : è rappresentato dalla sue possibili conseguenze, cioè dal danno che ci si può attendere (l’effetto). Nella definizione del rischio, infatti intervengono oltre la pericolosità le caratteristiche del territorio. RISCHIO SISMICO = TERREMOTI x EDIFICI VULNERABILI x BENI ESPOSTI. DA COSA DIPENDE IL RISCHIO SISMICO ? : Per definire il rischio di un territorio occorre conoscere la sua sismicità, cioè quanto spesso avvengono i terremoti e quando sono forti, ma anche il modo in cui l’uomo ha costruito le sue opere, quanti e quali sono i beni esposti, quando densamente è popolato.Infatti, a parità di frequenza e di intensità dei terremoti, il rischio è nullo laddove non esistono edifici, beni esposti, popolazione;mentre aree densamente popolare, o caratterizzate da costruzioni poco resistenti allo scuotimento di un onda sismica, presentano un rischio elevato. COME CI SI DIFENDE DAI TERREMOTI ? I terremoti non si possono evitare.L’unica arma per la riduzione del rischio sismico è la prevenzione, che comprende : - fare una completa classificazione sismica dei Comuni - costruire seguendo precise norme tecniche antisismiche - adottare comportamenti corretti e realizzare piani di emergenza comunali necessari per organizzare un tempestivo soccorso alla popolazione colpita. CONOSCERE LA ZONA SISMICA DEL PROPRIO COMUNE: - L’adozione della classificazione sismica del territorio spetta per legge alle Regioni. Ciascuna Regione, partendo dall’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri (n.3274/03), ha elaborato propri elenchi dei Comuni con l’attribuzione puntuale ad una delle quattro zone sismiche si può prendere visione della classificazione sismica del Comune dove si vive, consultando il sito www.protezionecivile.it. Nei Comuni classificati sismici, chiunque costruisca una nuova abitazione o intervenga su una già esistente è obbligato a rispettare la normativa antisismica, cioè criteri particolari di progettazione e realizzazione degli edifici. COSA FARE PRIMA DEL TERREMOTO: - Informati sulla classificazione sismica del Comune in cui risiedi : Devi conoscere quali norme adottare per le costruzioni, a chi fare riferimento e quali misure sono previste in caso di emergenza. - Informati su dove si trovano e su come si chiudono i rubinetti del gas, dell’acqua e gli interruttori della luce: Tali impianti potrebbero subire danni durante il terremoto. - Evita di tenere gli oggetti pesanti su mensole e scaffali particolarmente alti : Fissa al muro gli arredi più pesanti perché potrebbero caderti addosso. - Tieni in casa una cassetta di pronto soccorso : Una torcia elettrica, una radio a pile, un estintore ed assicurati che ogni componente della famiglia sappia dove sono riposti. - A scuola o sul luogo di lavoro informati se è stato predisposto un piano di emergenza : Perché seguendo le istruzioni puoi collaborare alla gestione dell’emergenza. COSA FARE DURANTE IL TERREMOTO : - Se sei in un luogo chiuso cerca riparo nel vano di una porta : La porta deve trovarsi inserita in un muro portante (quelli più spessi), o sotto una trave perché ti può proteggere da eventuali crolli. - Riparati sotto un tavolo : E’ pericoloso stare vicini a mobili, oggetti pesanti e vetri che potrebbero caderti addosso. - Non precipitarti verso le scale e non usare l’ascensore : Talvolta le scale sono la parte più debole dell’edificio l’ascensore può bloccarsi ed impedirti di uscire. -Se sei in auto:Non sostare in prossimità di ponti, di terreni franosi o di spiagge perché potrebbero lesionarsi o crollare o essere investiti da onde di tsunami. COSA FARE DOPO IL TERREMOTO : - Assicurati dello stato di salute delle persone attorno a te: Così aiuti chi si trova in difficoltà ed agevoli l’opera di Soccorso. - Non cercare di muovere persone ferite gravemente : Potresti aggravare le loro condizioni. - Esci con prudenza indossando le scarpe perché potresti ferirti con vetri e calcinacci e cerca di raggiungere uno spazio aperto lontano da edifici e da strutture pericolanti che potrebbero caderti addosso. - Stà lontano da impianti industriali e linee elettriche perché potrebbero crearsi degli incidenti, come star lontano dai bordi dei laghi e dalle spiagge marine, c’è pericolo di onde anomale. - Evita di andare in giro a curiosare ma cerca di raggiungere le aree di attesa individuate dal piano di emergenza comunale; - Evita di usare il telefono e l’automobile perché è bene lasciare libere le linee telefoniche e non intasare le strade pubbliche per non intralciare i soccorsi.
I V U L C A N I
L'isola di Stromboli, la più settentrionale delle Eolie, è tra i vulcani più attivi al mondo. E' caratterizzata da persistente attività esplosiva, denominata "stromboliana".Stromboli è una delle sette isole che compongono l'arcipelago delle Eolie. E' ritenuto uno dei vulcani più attivi al mondo, in considerazione della sua attività eruttiva persistente a condotto aperto, denominata appunto “stromboliana”. Ogni 10-20 minuti ricorrono, infatti, esplosioni di moderata energia, con lancio di brandelli di lava incandescente, lapilli e cenere fino a qualche centinaio di metri di altezza. Le esplosioni hanno origine da diverse bocche, allineate in direzione nord-est sud-ovest, situate all'interno di una terrazza craterica a circa 700m di quota nella parte alta della Sciara del Fuoco, uno dei versanti del vulcano. Oltre all'attività esplosiva, cosiddetta "ordinaria", i crateri sono periodicamente interessati da altre tipologie di esplosioni: quelle "maggiori" e quelle "parossistiche". Le esplosioni maggiori posso verificarsi diverse volte l'anno e possono causare la ricaduta di materiali pesanti - blocchi rocciosi e bombe vulcaniche - nella parte alta del vulcano; mentre quelle "parossistiche" hanno tempi di ritorno di qualche anno e possono lanciare materiali pesanti a maggiore distanza, interessando anche le quote più basse, e raggiungere anche i centri abitati, come è accaduto durante l'eruzione del 5 aprile 2003. Talvolta, l’attività esplosiva può lasciare il posto a colate laviche che si riversano lungo la Sciara del Fuoco. I fenomeni eruttivi, in particolare le colate laviche e le esplosioni parossistiche, possono destabilizzare il versante della Sciara del Fuoco provocando frane che coinvolgono le parti emerse e/o sommerse della struttura. Gli eventi franosi possono anche innescare maremoti con effetti lungo le coste dell'isola stessa, nonché di Panarea ed eventualmente delle altre isole Eolie, della Calabria e della Sicilia. Le esplosioni di maggiore energia possono infine creare condizioni di rischio sia nella parte alta della montagna, sia, in misura minore, nelle zone abitate. Sull’isola i centri abitati sono due: Stromboli e Ginostra, situati rispettivamente nei settori nord-orientale e sud-occidentale Etna L’Etna è un vulcano attivo che si trova sulla costa orientale della Sicilia. E' il più alto d’Europa. La sua attività è caratterizzata da colate laviche ed emissioni di ceneri. L’Etna, con i suoi 3350m di altitudine e 35km di diametro alla base, è il vulcano più grande d’Europa. Situato lungo la costa orientale della Sicilia, ricopre un’area di circa 1250km2 ed è limitato a nord dai monti Nebrodi e Peloritani e a sud dalla piana alluvionale del fiume Simeto. La sua formazione risale a circa 100mila anni fa. Negli anni, l’alternanza di attività effusiva ed esplosiva, con colate di lava e depositi piroclastici, ha portato alla stratificazione di prodotti vulcanici. Per questo, l’Etna si definisce uno strato-vulcanico di natura basaltica. Le sue bocche eruttive si trovano nella parte sommitale dell'edificio vulcanico e sono Bocca Nuova, Voragine, Cratere di nord-est e Cratere di sud-est. Ciascuna di esse ha un diametro di circa 200m. Sulle pendici del vulcano si trovano inoltre centinaia di piccoli coni “avventizi”, che si sono generati nel corso dei millenni durante eruzioni dai fianchi laterali. La struttura morfologica principale del vulcano è la Valle del Bove, una depressione che si apre verso il mare, sul fianco orientale del vulcano. La valle è larga circa 5km e lunga 8, mentre la scarpata, nella sua parte più scoscesa è alta 1200m. La sua origine risale a circa 10.000 anni fa quando il susseguirsi di eruzioni esplosive provocò alcuni collassi o frane lungo il fianco del vulcano. Vulcano Insieme a Stromboli, è l’unica che presenta ancora un’attività vulcanica.L’isola di Vulcano, la più meridionale delle sette isole che compongono l’arcipelago eoliano, ha un’estensione di 22 kmq ed ha un’altezza massima di 500m sul livello del mare (Monte Aria). Dal 1890 il vulcano si trova in una condizione di quiescenza con un’intensa attività di emissione di gas e vapore ad alta temperatura dal cratere di La Fossa e in prossimità del Porto di Levante. L’isola ha una morfologia complessa, dovuta alla sovrapposizione di diverse strutture vulcaniche e all’alternarsi di fasi costruttive, con eruzioni effusive o esplosive di bassa energia, e fasi distruttive, con eruzioni violentemente esplosive. E' costituita da due centri eruttivi attivi in epoca storica: il cono di La Fossa e Vulcanello e rappresenta la parte emersa di un apparato vulcanico la cui base si trova a circa 900-1.000 m sotto il livello del mare. Il cono di La Fossa ha una forma regolare, si eleva per circa 400m sul mare ed è formato da alternanze di tufi e colate di lava eruttati dal vulcano negli ultimi 6mila anni. É delimitato, nella parte sommitale, da una serie di orli craterici di età diversa. Il cratere attuale è quello lasciato dall’ultima eruzione esplosiva del 1888-90 e ha un diametro di 600m. Il fondo del cratere ha una quota di 210m sul livello del mare. La struttura più recente, è la penisola di Vulcanello, all’estremità nord-orientale dell’isola, ed è costituita da una piattaforma lavica a pianta circolare del diametro di circa 1,4km, sormontata da tre coni piroclastici parzialmente sovrapposti.