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 Iniziamo il nuovo anno con entusiasmo e buona volontà. Quest'anno oltre alle notizie Associative, vorremmo mettere in risalto vecchi mestieri, proverbi e quant'altro ci ricordi il nostro passato, le nostre origini. (Ringraziamo in anticipo tutti coloro, giornali, riviste etc etc ai quali noi attingiamo quanto pubblicheremo sul sito solo a titolo informativo )

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                           D I C E M B R E     2 0 1 3

Dicembre ammazza l'anno, e lo sotterra.
- Se piove per Santa Bibiana (2 dicembre) / piove per 40 giorni e una settimana.
- Natale ha la barba bianca/ se non è ancora imbiancata tra poco si imbianca.
- Neve in montagna/ freddo in campagna
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‘E ZAMPUGNARE Chi non li conosce! Ma non se ne vedono più in giro. In genere erano pastori che già durante il giorno della novena dell’Immacolata Concezione (8 Dicembre), scendevano dalle zone montuose dell’Avellinese o venivano addirittura da Abruzzo, Basilicata o Calabria, per suonare in strada davanti alle cappelle votive o davanti  ai presepi in casa di coloro che li chiamavano. In genere erano in coppia vestiti con il loro tipico abbigliamento da montanari, con uno che suonava la zampogna e l’altro la ciaramella, ed il pezzo più eseguito era ovviamente “Tu scendi dalle stelle”.  In passato si accontentavano di poche monete o semplicemente di cibo e bevande  (liquori principalmente) che ponevano nelle loro sacche e borracce fatte con pelle di  pecora.





LETTERA A GESU BAMBINO ( tratta dal giornale di Frate indovino) Ho letto questo articolo ed ho pensato di trasmetterlo a tutti quelli che non avranno la possibilità di leggere il giornale. Spero che piaccia come è piaciuto a me. Potreste leggerla ai vostri bambini che potranno portarla a scuola e leggerla in classe con insegnanti e compagni.

" Caro Gesù Bambino, ho deciso di scriverti, è un po’ insolito che ti scriva da adulto. Tu vai d’accordo con i piccoli. E con tutte le lettere che ti giungono da parte loro, non so se c’è posto per me. Lo so cosa stai pensando : “ Voi uomini mi chiamate in causa solo quando le cose vanno male. Quando vanno bene, mi eliminate dalla vostra mente e dal vostro cuore. Quando invece vanno male chiedete aiuto o mi maledite bestemmiando.” E’ vero. ma io non so più a chi rivolgermi. E sono stanco, caro Gesù Bambino. Non mi riferisco alle natali debolezze dell’umana natura. No sono stanco di vedere quel che vedo. Di sentire quel che sento. Molta gente che si crede “grande”, presume di aver occupato il tuo posto e crede che tu ormai fai parte della storia e niente più. Caro Gesù vedessi lo scempio che si stà facendo del giardino che hai donato all’umanità. La nostra meravigliosa terra è ridotta proprio male. Milioni di alberi abbattuti, terra bruciata, terre inondate da fango e detriti, cemento in ogni dove, mare inquinato, aria irrespirabile. Il giardino è diventato spazzatura. Sono stanco caro Gesù, qui vige la legge dei più forte, la legge dei “furbi” e poi il denaro. Tutti ossessionati dal denaro, tutti si vendono per i quattrini, dalle tredicenni.....agli anta..; per poi esserne schiavi. Per denaro si fanno le guerre e non è vero che si fanno, come ci hanno fatto sempre credere, per la democrazia, per la pace, per la libertà. No si fanno solo per denaro e potere. E poi chi se ne frega se i bambini muoiono o hanno fame o sono malati e se ci sono i profughi. L’importante è mostrare pietà, ma si sente poi la pietà. L’importante è dire di voler fare qualcosa ma poi non la si fa o si lascia incompiuta. L’importante è sperperare e dispensare i soldi pubblici a chi già ne ha, e poi se gli altri non riescono ad arrivare alla fine del mese? Si arrangino! Non facciamo altro che sottoscrizioni, donazioni. Invocare aiuto alla popolazione con offerte un euro, due euri e poi………non si sa mai che fine fanno.

Sono arrabbiato Tu ci hai detto cosa fare se uno ti dà uno schiaffo, ma non ci hai detto cosa fare se ne riceviamo cento, mille. Hai notato caro Gesù Bambino com’è che tutti vogliono restare giovani. A tutti i costi, forse perché è segno di potenza? Le rughe sono per i poveri. I forti e i ricchi sono tutti stirati, siliconati, botulinati. Però non possono ridere né gioire perché le emozioni lasciano i segni e poi creano crepe sulla pelle.

Sono stanco di vivere in un Paese dove, accanto a una maggioranza onesta, prosperano corruttori e corrotti. Famelici divoratori di risorse umane il cui motto è :”L’Italia è fatta, ora facciamo gli affari nostri”. Sono stanco di vivere in un paese, dove parlare di merito è ritenuta un offesa all’intelligenza.  Dove se uscisse un virus contro i raccomandati, sarebbe una strage. Sono stanco di politici classificati dai mezzi d’informazione come rettili e volatili. Di questo zoo, caro Gesù Bambino ne farei tanto ma tanto volentieri a meno.Per concludere, Ti prego regalaci un po’ di stupore per la vita, un po’ di ingenuità per la meraviglia infantile di fronte al mondo. Aiutaci a capire che ci sono tesori oltre il fare, il correre, l’accumulare. Grazie Gesù.

LETTERA A GESU BAMBINO ( tratta dal giornale di Frate indovino)
"Ho letto questo articolo ed ho pensato di trasmetterlo a tutti quelli che non avranno la possibilità di leggere il giornale. Spero che piaccia come è piaciuto a me. Potreste leggerla ai vostri bambini che potranno portarla a scuola e leggerla in classe con insegnanti e compagni."

Caro Gesù Bambino, mai ti ho scritto una lettera. Per tanti anni ho aiutato i miei bambini a scriverti. A compilare liste più o meno lunghe di desideri,conditi con qualche buon proposito, da mettere sotto l’albero con il latte ed i biscotti per te.
Mai ho pensato che anch’io avrei potuto prendere carta e penna e indirizzarti due righe. Mi viene da farlo oggi in questa casa avvolta nel silenzio di una domenica pomeriggio di dicembre. Oramai vuota di voci di bimbi. Mentre piano piano la neve imbianca quel pezzetto di prato che vedo dalla mia finestra. E oltre. I giorni, le settimane, questi dodici mesi che si separano dall’ultimo Natale mi si confondono un po’ nei ricordi. Lascio correre la memoria oltre queste quattro pareti, oltre quelle che sono state le  mie gioie ed i miei piccoli dolori, per vedere dove mi porta. Dove si ferma o forse s’incaglia. Ed ecco che affiorano i primi ricordi.
“ Ed escono dal mare. Dal mare davanti a Lampedusa.Ci sono uomini, donne e bambini. Soprattutto bambini. Sono stravolti dal sonno, dalla fame, dalla paura. Vedo i loro volti.Sento le loro voci, anche se non capisco le loro parole. Da giorni sono in mare con una mezza bottiglietta d’acqua ed un panino. Non sanno nulla della loro meta. Conoscono solo la realtà da cui fuggono. Da giorni tutti uguali, seduti a bordo della strada per mendicare qualche ora di lavoro. Dalla prospettiva di un servizio militare a vita, che sanno quando inizia ma non quando e soprattutto se, avrà mai fine. Da una vita che mai vorrebbero diventasse anche quella dei loro figli. Nulla sanno di quello che li aspetterà quando finalmente attraccheranno sulla terra ferma. Ma sognano tutto. Pace, cibo, lavoro, istruzione. Una casa. Signore, tu lo sai quello che è successo ai loro sogni. Ai loro bimbi. A loro stessi. Sono loro uno dei miei dolori con cui vengo a te. Decidi tu, se fare in modo che possano restare a casa loro, cambiare i cuori di coloro che si arricchiscono accaparrandosi i doni di terre ricche di materie prime pregiate, per barattarle con armi, droga e faraoniche ricchezze. O cambia noi, rendendoci capaci di vera accoglienza e condivisione. Non lasciarci diventare egoisti. Chiusi nei nostri privilegi. Liberaci dalla paura che lo straniero, il diverso, ci incutono. Mostraci nei loro visi, i nostri visi. Nei loro bambini, i nostri bambini. Nel loro presente, il nostro passato.
La memoria torna ad attivarsi. Mi mostra delle sagome allineate. Dei bimbi addormentati. Sono tanti. Più di mille. Non dormono. Una mattina un gas silenzioso ha loro bruciato gli occhi, la pelle, i polmoni. Senza capire che cosa stava succedendo sono passati dalla vita all’inferno. A quell’inferno che Tu nella tua infinita bontà, se esiste, tieni vuoto, mentre noi lo creiamo in terra, producendo lucidamente nelle fabbriche e infliggendolo a chi abbiamo decretato “nemico”in base ad un disegno espansionistico o semplicemente strategico. Accanto a questa guerra di Siria le cui sorte ci hanno tante volte lasciato con il fiato sospeso in questi ultimi mesi, tante sono quelle, i cui echi ci giungono solo sottovoce, per il semplice fatto che non c’è nessuno che ce le racconta. L’Africa ne è piena. Guerre di una brutalità inenarrabile, condotte con il machete e l’arma dello stupro. Conflitti definiti genericamente etnici, vale a dire troppo locali per poterci interessare. Poco importa se falciano decine di migliaia di morti. Proprio ieri ho sentito la testimonianza di un ex bimbo-soldato d’Africa, rapito quando aveva quattro anni per addestrarlo all’odio, per programmarlo ad uccidere. Diciassette sono le guerre in corso, oggi in Africa. A raccontarcele solo gli occhi sbarrati di eritrei, somali, sudanesi, cittadini della Sierra Leone, della Repubblica Centroafricana, del Congo, quando arrivano sulle nostre spiagge. Se riescono ad arrivarci.
Ma anche da noi, non si ride. La crisi ci ha fatti ritornare indietro. Per la prima volta, si torna indietro dopo la fine della seconda guerra mondiale. Pensavamo fosse una strada tutta in discesa, dopo d’allora. Ci siamo illusi che la storia, quella con la S maiuscola, avesse dimenticato di procedere secondo corsi e ricorsi e finalmente corresse solo in avanti. Ora sappiamo che non è così. Grazie ai nostri governanti e politici, che hanno fatto della corruzione e gli interessi privati la loro ragione di vita. Il loro deus  ex machina è diventato il dio denaro, il potere, l’ambizione, l’egoismo e noi abbiamo incominciato a pagare un conto salato, che ha riportato nelle nostre case, scenari dimenticati e drammatici, quali povertà, insicurezza, apatie, suicidi, bullismi. Per i nostri figli si annuncia un futuro difficile da immaginare. Ideologie che pensavamo dimenticate tornano qua e là a  fare capolino tra la gente disorientata.
Caro Gesù Bambino non volevo con questa mia lettera che diventasse un lungo elenco di cose che non mi sono piaciute quest’anno. Forse, anzi, di sicuro fanno meglio i bambini, nella loro dolce innocenza, che compilano lunghe liste della spesa per Te, nella certezza che li esaudirai senza deluderli. Cosa che regolarmente fai. Quando invece, ci mettiamo a scrivere noi adulti, più che lamentarci non facciamo. Scusa Gesù Bambino, tutte queste cose le sai meglio di me. E se non hai voluto stendere la mano e placare il mare in burrasca e raddrizzare il barcone che si andava inclinando, un motivo ci sarà stato. E so per certo, che tutti quei bambini “addormentati” dal gas nervino ora sono con Te. E le loro voci gioiose riempiono il Paradiso. Quanto a noi non ti preoccupare. Ce la faremo. Anzi, sai una cosa? Forse finalmente riusciremo a sentirTi un po’ più vicino, nella tua povera mangiatoia di Betlemme. Figlio di povera gente, di semplice gente : cacciata dalla sua terra, in cerca di un posto dove farti nascere. Figlio di un Dio, che avrebbe potuto regalarti il mondo, ma che ti ha voluto :
 “ profugo, straniero e povero.”
Grazie Gesù Bambino di tutte le cose di cui mi hai ricolmato durante quest’anno. Per la salute che dò sempre per scontata, per le risate dei bimbi che sempre scoppiano allegre, per i problemi che sono riuscita a risolvere. Per quelli che non ho avuto. Le ferite da cui sono guarita. Per quelle da cui sto guarendo. Per gli amici che non mi hai fatto mancare. Per quelli nuovi che mi hai fatto trovare. Grazie per la vita. Per la mia, per quella dei miei cari. E, grazie anche per la morte, che ha tutto dà senso e compimento.

Il latte e i biscotti li trovi, come ogni anno, sotto l’albero. Vicino alla finestra.
Grazie e Buon Natale e Felice Anno Nuovo a Tutti.




Guardati dal cane rabbioso e dall’uomo sospettoso
Canto di gallo sul far della sera: o brutto tempo o gente straniera.
Quando le mosche pizzicano, viene il brutto tempo.
‘Capelli neri, forti pensieri. Capelli bianchi, pensieri stanchi”.
La legna raccolta da giovani / riscalda da vecchi.
Questa ruota sempre gira / cè  chi è  lieto e chi sospira.
Non è la barba, ma la mente / che rende l’uomo sapiente
Chi sempre prende e niente dona / l’amore dell’amico lo abbandona.
A cavalier novizio / cavallo senza vizio.
Chi vuol far l’altrui mestiere / fa la zuppa nel paniere.
Danari fatti senza stento / se ne vanno come il vento.
Il figlio solo è disgraziato / perché troppo accarezzato

                           N O V E M B R E   2013

Novembre ammucchia aride foglie in terra, (A.S.Novara)
Nebbia, mare mosso e tempo scuro/ è novembre di sicuro.
A Sant’ omobono (13 novembre) / non si sente più il tuono

01 Novembre : Festa di tutti i Santi
02 Novembre : Ricorrenza dei defunti
03 Novembre : Celebrazioni a Castellammare di Stabia per la                         

                        Festa dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate.

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12 Novembre : Ricordo della Strage di Nassirya (12/11/2003)

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 Il 12 novembre 2003 avviene il primo grave attentato di Nassirya. Alle ore 10:40 ora locale (UTC +03:00), le 08:40 in Italia, un camion cisterna pieno di esplosivo scoppiò davanti la base MSU (Multinational Specialized Unit) italiana dei Carabinieri, provocando l'esplosione del deposito munizioni della base e la morte di diverse persone tra Carabinieri, militari e civili. Nell'esplosione rimase coinvolta anche la troupe del regista Stefano Rolla che si trovava sul luogo per girare uno sceneggiato sulla ricostruzione a Nassirya da parte dei soldati italiani, nonché i militari dell'esercito italiano di scorta alla troupe che si erano fermati lì per una sosta logistica.
L'attentato provoca 28 morti, 19 italiani e 9 iracheni. Gli italiani sono:

i carabinieri: Massimiliano Bruno, maresciallo aiutante, Medaglia d'Oro di Benemerito della cultura e dell'arte;Giovanni Cavallaro, sottotenente; Giuseppe Coletta, brigadiere;Andrea Filippa, appuntato;Enzo Fregosi, maresciallo luogotenente;Daniele Ghione, maresciallo capo;Horacio Majorana, appuntato;Ivan Ghitti, brigadiere;Domenico Intravaia, vice brigadiere:Filippo Merlino, sottotenente; Alfio Ragazzi, maresciallo aiutante, Medaglia d'Oro di Benemerito della cultura e dell'arte; Alfonso Trincone, Maresciallo aiutante
i militari dell'esercito: Massimo Ficuciello, capitano;Silvio Olla, maresciallo capo;Alessandro Carrisi, primo caporal maggiore;Emanuele Ferraro, caporal maggiore capo scelto;Pietro Petrucci, caporal maggiore
i civili: Marco Beci, cooperatore internazionale;Stefano Rolla, regista
Nell'azione rimasero ferite altre persone:
i carabinieri : tenente Riccardo Ponzone, maresciallo A.s.UPS Vittorio De Rasis, maresciallo Ca. Maurizio Lucchesi, maresciallo O. Antonio Lombardo, maresciallo Marilena Iacobini, maresciallo Riccardo Saccottelli, brigadiere Maurizio Bissoli, brigadiere Cosimo Visconti, vicebrigadiere Paolo Di Giovanni, vicebrigadiere Fabio Fedeli, vicebrigadiere Roberto Gigli, vicebrigadiere Pietro Livieri, appuntato scelto Antonio Altavilla, appuntato scelto Marco Pinna, appuntato scelto Roberto Ramazzotti, appuntato Ivan Buia, appuntato Agostino Buono, carabiniere scelto Mario Alberto Calderone, carabiniere scelto Matteo Stefanelli - i civili : Aureliano Amadei, aiuto regista di Stefano Rolla.

21 Novembre : Festa della Virgo Fidelis.

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                          'o Castagnaro
E' il venditore di castagne, ossia colui che con modeste risorse (un fornello di grosse dimensioni, un pentolone, una padella bucherellata ed un panno di lana per trattenere il calore delle caldarroste), riesce nel primo periodo invernale ad allietare gli infreddoliti passanti con un cartoccio di castagne arrostite (cotte sul fuoco) o allesse (sbucciate e cotte in un brodo aromatizzato con alloro, finocchietto e sale). Molto apprezzate anche le cosiddette: "Castagne d''o prevete" (secche, dure e sfiziose da mangiare), reperibili sul mercato trascorso il periodo invernale. Inutile dire che a Castellammare di Stabia, quello del "Castagnaro" ¡¦un mestiere antichissimo, che deve le sue remote origini alla estrema vicinanza del "Faito", monte ricchissimo di secolari castagneti. Anche il venditore di caldarroste è un vecchio mestiere, anche se oggi sono pochi coloro che utilizzano ancora il “coppetiello” fatto di carta di giornale per consegnare le bollenti castagne. Inoltre, una volta  ‘o castagnaro di mattina vendeva le castagne “allesse” (per chi non le conosce, sono castagne sbucciate e cotte in acqua aromatizzata con alloro e sale), insieme ai “palluottele” (ovvero le castagne cotte con tutta la buccia).

                          O T T O B R E      2 0 1 3

Ottobre di vendemmia empie le tina;
- In ottobre, nebbia bassa bel tempo lascia.
- Per San Simone (28 ottobre), la nespola si ripone (a maturare nella paglia).
- E'  meglio prendere dell’asino che del porco.
- Giovane senza regole e rispetto è come una casa senza tetto.
- Vincere al lotto ed ereditare è una speranza da stupidi e da evitare.
- Chi vuol saggio diventare tace e pensa ad ascoltare.

L' IMPAGLIATORE

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IL  CESTINARO

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12 Ottobre - 27° Notturna Stabiese
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                          S E T T E M B R E   2 0 1 3
Settembre i dolci grappoli arrubina,
Di settembre, l’uva matura e il fico pende. 
Vendemmia anticipata, vendemmia sprecata.
L’aria fresca settembrina fa rugiada la mattina  

Di settembre, l’uva matura e il fico pende.

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21 settembre 2013 - SI E' COMMEMORATO NELLA CITTA' DI NAPOLI IL SACRIFICIO DEL V.BRIG.SALVO D'ACQUISTO.
Alla Presenza del Presidente Nazionale Gen.Libero Lo Sardo, del Comandante dell'Arma Gen. Leonardo Gallitelli, Ispettore Regionale Gen. Domenico Cagnazzo, Comandante Interregionale ogaden Gen.Maurizio Gualdi, Comandante Legione Gen. Carmine Adinolfi, Coordinatore Provinciale Ten. Avv. Pasquale D'Errico, , Autorità Civili e Religiose. 
- MATTINA SANTA MESSA CHIESA SANTA CHIARA E DEPOSIZIONE CORONE AL MONUMENTO IN                         PIAZZA CARITA'-
- POMERIGGIO : VISITA SAN CARLO
- SERATA : SUGGESTIVA E MAGNIFICA RAPPRESENTANZA IN PIAZZA DEL PLEBISCITO DELLA                                                             BANDA DELL'ARMA.
http://youtu.be/VOymKa1JzyU    :    http://youtu.be/vY7-unHS_cI

CE STEVA NA VOTA : di Pasquale Fiano
Ce steva na vota nu munno addo' 'a gente nun teneva denare ma tanta onestà
Campava a ghiurnata, sultanto 'e fatica, ma era cuntenta, felice 'e campà.
Ce steva na vota nu munno addo' 'a gente traseva 'int' 'a cchiesa,credeva 'o Signore! 
E' dint'a ogne casa rignava na pace. E 'o capo 'e 'sta casa chi era? 'o Pate’!
Ce steva na vota nu munno addo' 'a gente trattava ll'amice overo cu 'o core.
E tutte 'sta gente campava cient'anne, pecchè dint' 'o core teneva 'a buntà!
Nu bello mumento venette 'o << Prugresso >>...e tutta 'sta gente fernette 'e campà!
[ C'era una volta un mondo dove le persone non avevano soldi ma erano onesti; Vivevano alla giornata, soltanto con il lavoro, ma erano contanti e felici di vivere. C'era una volta un mondo dove le persone andavano in Chiesa ed adoravano il Signore; e nelle case regnava la pace.Il padre era il capofamiglia. C'era una volta un mondo dove l'amico si trattava con il cuore, e ogni persona viveva cento anni perchè nel cuore aveva la bontà.Un bel giorno venne il progresso e tutte queste persone ed i loro principi finirono di vivere.]
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‘O CUZZUCARO
Era il venditore di cozze.
C’era quello che le vendeva crude, e quello che le vendeva cotte. Quest’ultimo di solito disponeva di una bancarella smontabile, provvista di sedie e bancone che permettevano agli avventori di fermarsi per mangiare le zuppe di cozze da lui preparate. A volte trattavano anche cannolicchi, datteri, murici, patelle, tartufi, vongole e lupini che, un tempo, abbondavano lungo le spiagge di Sorrento, Baia e Capo Miseno. Non è difficile oggi imbattersi in una piccola bancarella che vende “abusivamente” cozze raccolte lungo le coste circostanti e, sebbene siano più saporite di quelle di allevamento che compriamo dal pescivendolo, la loro vendita è ovviamente vietata per motivi igienici-sanitari. 


                             A G O S T O   2 0 1 3
Agosto, avaro, ansando le ripone;
-La prima pioggia d’agosto rinfresca il bosco.

-Acqua d’agosto, castagne e mosto
-Quando le nuvole fanno la lana pioverà entro una settimana
-Se il grappolo è serrato, il vino è assicurato.
-Dopo S. Bartolomeo (24 agosto) l’acqua è  buona solo per  lavarsi i piedi


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Specialmente durante il periodo estivo è molto comune vedere venditori di meloni rossi, attrezzati con tricicli o camion. 
Ebbene, o’ mullunaro è un antico mestiere che all’epoca vendeva singole fette di melone tenute al fresco su pezzi di ghiaccio e che richiamava la gente strillando: “tenghe ‘e mellune chiene ‘e fuoche“. Durante l’autunno è invece ancora possibile imbattersi in colui che vende mellune ‘e pane e quelli a scorza verde fatti per “appendere” fuori ai balconi per mantenerli fino a Natale. 

Colgo l’occasione per menzionare anche ‘o piennolo ‘e pummarole e quello de’ sovere (sorbe) che in genere veniva venduto durante il periodo invernale e appeso fuori ai balconi a maturare, il cui colore dei frutti passava da giallo-rosso al marrone quando maturi

                                   L U G L I O   2013
Luglio falcia le messi al solleone,
- Fino a Santa Margherita (20 luglio) il gran cresce nella bica.
- Per Santa Maddalena (22 luglio) la noce -e la nocciola è piena.
- Per Santa Maddalena (22 luglio) si taglia l’avena.
- Per Santa Maddalena (22 luglio) se il grappolo è serrato, il vino è assicurato.
- Per Santa Cristina (24 luglio) la sementa della saggina. San Giacomo (25 luglio) dei meloni.
- San Giacomo (25 luglio) con i tetti bagnati, del vin siamo privati.
- La pioggia di Sant’ Anna (26 Luglio) è una manna.

- A sant’Anna corre l’acqua per la piana.
- Se piove a sant’Anna, piove un mese e una settimana.

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         A SPIGAIOLA
Era chi  vendeva le pannocchie.
Una volta raccolte le spighe in campagna, le cuoceva e le rivendeva. La pannocchia poteva essere arrostita su di una piastra rovente, oppure bollita in un grande pentolone di rame che poi portava in giro su un carrettino o su un supporto di legno provvisto di piccole ruote a cuscinetto. Da qualche parte è ancora possibile trovare in giro tale venditore che in genere grida: “Doje, doje…. manco ‘o ffuoco me paghe”
.

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      PIASCIAVINNOLO 
Gambe e piedi nudi,  camicia  spalancata sul petto su cui sono ben visibili amuleti e scapolari che gli pendono dal collo, berretto frigio di grezza lana rossa o marrone sulla testa, braccia e gambe con tatuaggi blu per scongiurare la jattura ed i pericoli del mare. Questo è il pisciavinnolo, pescatore che vende pesce per le strade o al mercato, alcuni possedevano un proprio banco dove esponevano il loro pescato che ogni tanto bagnavano con l'acqua di mare contenuta in  un secchio o orcio dal collo stretto (mummara)

  G I U G N O   2 0 1 3

GIUGNO AMA I FRUTTI APPESI AI RAMOSCELLI.


02 giugno : 67° Anniversario della Festa della Repubblica

05 Giugno : Festa dell'Arma dei Carabinieri.

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Il carretto passava 
e quell'uomo 
gridava:
GELATIIIIIIIIII

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La Maruzza è la lumaca, rispettabile gasteropoda pulmonobranchiata che si trova in campagna o lungo i muri umidi. Il maruzzaro al mattino andava a caccia di questi preziosi molluschi ( o li comprava dai contadini che li portavano al mercato, sopratutto da Sora, S.Germano, Venafro) e dopo averli messi a spugnare tenedoli sotto un vaso rovesciato li bolliva con un pò di sale e qualche pomodoro o con un ciuffo di prezzemolo o di cerfoglio. il maruzzaro poi, metteva il suo pentolone su di un cesto basso (sporta) pieno di cenere e di brace e vendeva  le maruzze nei piatti accompagnate dalle freselle ( simili a schiacciate di farina di frumento ) immerse nel brodo grigiastro prodotto dal mollusco-

                                            M A G G I O   2 0 1 3
MAGGIO VIVE TRA MUSICHE D'UCCELLI:

“Maggio viene ardito e bello con un garofano all’occhiello, con tante bandiere nel cielo d’oro per la festa del lavoro”.(Gianni Rodari)
“Maggio ortolano, molta paglia e poco grano”. “Ben venga Maggio, e Maggio ll’è venuto.”
“Se maggio va fresco va ben la fava e anco il formento”. “Chi pota di maggio e zappa d’agosto, non raccoglie né pane né mosto”. “Se maggio è rugginoso, l’uomo è uggioso”.
 “Signor di maggio dura poco”.  “Fango di maggio, spighe d’agosto”.
“Il lino per San Bernardino vuol fiorire alto o piccino.” “Nel mese di maggio compra la legna e il formaggio.

18 maggio 2013  -  Cambio ai vertici  di Vice Comandante dell'Arma. In data odierna è stato investito il Gen. C. A.  Antonio GIRONE - Auguri fervidi di Buon Comando.

‘O CEUZARO
Questo era il venditore di more di gelso, sia bianche che nere, dette in napoletano ceuze o cevze, e almeno fino a qualche anno fa ne ho ancora visto qualcuno in giro. In genere era un coltivatore o una persona che, raccolte le more dai roghi presenti sul suo terreno o in giro per le campagne limitrofe, poi le metteva in un cesto e di prima mattina passava per le strade per venderle a peso per la gioia dei palati di tutti gli acquirenti. Per chi non le conosce, le more sono frutti selvatici molto dolci e quelle nere hanno un succo rosso come il sangue. Di solito,  ‘o ceuzaro attirava la folla con delle urla colorite e divertenti come “Ceuze annevate!”, visto che, spesso, queste venivano vendute ancora ricoperte con un sottile strato di brina, oppure “Tengo ‘o mèle e te pitte ‘e russe ‘o musse, ca ciucculata!”


 IL FOTOGRAFO 
I fotografi era artisti della macchina fotografica che sostavano in villa comunale o sul lungomare di Margellina e fotografavano le coppie e le famiglie etc.

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                                 A P R I L E   2 0 1 3 
APRILE DI BEI COLOR GLI ORNA LA VIA
“Aprile tosatore porta la lana al vecchio pastore spoglia la pecora e l’agnello per farti un berretto ed un mantello”.
“Aprile, ogni giorno un barile”. “La neve di gennaio diventa sale, e quella d’aprile farina”
“La nebbia di marzo non fa male, ma quella d’aprile toglie il pane e il vino”.
“Alte o basse nell’aprile son le pasque”.
“D’aprile piove per gli uomini e di maggio per le bestie”. “Aprile cava la vecchia dal covile”.
“Chi pone cavolo d’aprile, tutto l’anno se ne ride”.“Aprile fa il fiore e maggio si ha il colore”.
“Fidarsi della buona stagione d’aprile, è come fare i conti innanzi l’oste
”.


25 aprile 2013 - FESTA DELLA LIBERAZIONE.

http://www.stabiachannel.it/TV/index.asp?V=TG&id=3555

http://www.metropolisweb.it/Multimedia/Servizi/castellammare_corteo_degrado_villa_comunale.aspx

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       ‘O SEMMENTARO, O’ NUCELLARO, ‘O LUPINARO

Era colui che vendeva ‘e semmiente, ovvero semi di zucca, insieme a noci, mandorle e noccioline secche, ma anche arachidi e lupini (semi di lupino macerati in acqua salata). Fino a qualche tempo fa, specie di domenica,  anche qui dove io vivo passava qualcuno che al grido di “Spassateve ‘o tiempe!” vendeva un misto di questa frutta secca da consumare a fine pasto, appunto per “passare il tempo” e trattenersi di più a tavola.
L’elenco può ancora continuare e potrei menzionare chi oggi vende il torrone nelle sagre o nelle feste di paese che una volta era chiamato ‘o turrunaro, chi vende “trippa e ciente pelle” ovvero frattaglie da mangiare sul posto e condito con sale e limone, chi vende fette di cocco (coccobello, cocco fresco) o chi vende granite.


                              M A R Z O   2 0 1 3 
MARZO LIBERA IL SOL DI PRIGIONIA,
“Marzo pazzo e cuor contento si sveglia un mattino pieno di vento:
“ La prima rondine arriva stasera con l’espresso della primavera”.
“ Marzo tinge e april dipinge”.“ Marzo, pazzo e scapestrato”.
 “A marzo taglia e pota se non vuoi la botte vuota”.
“ Al primo tuon di marzo escon fuori tutte le serpi”.
“ A marzo chi non ha scarpe semini scalzo”.
“ Fino alla Vergine Annunziata ogni erba fa insalata

07 MARZO 2013 - AVVICENDAMENTO AI VERTICI DELL'ARMA : 
Il Vicecomandante  Generale C.A.Clemente GASPARRI - lascia il comando al Generale C.A. Massimo IADANZA. 
La Campania si contende il Comando infatti Il Gen. Gasparri  è natio di Cava dei Tirreni, mentre il Gen.Iadanza è natio di Telese Terme : Il Salernitano contro il Beneventano. 
SCHERZI A PARTE : AUGURI A TUTTI E DUE PER I LORO INCARICHI.

23 Marzo 2013 - 69° commemorazione dei Caduti alle Fosse Ardeatine.In questo luogo 335 persone furono trucidate e fra esse anche persone appartenenti all'Arma. Una lapide eretta nella Scuola Allievi Carabinieri di Roma ne riporta i nomi :
" i Tenenti Colonnelli Giovanni Frignani e Manfredi Talamo, il Maggiore Ugo De Carolis, il Capitano Raffaele Aversa, i Tenenti Genserico Fontana e Romeo Rodriguez Pereira, il Maresciallo Francesco Pepicelli, i Brigadieri Candido Manca e Geraldo Sergi, il corazziere Calcedonio Giordano, i Carabinieri Augusto Renzini e Gaetano Forte".

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25 MARZO  - PRECETTO PASQUALE INTERASSOCIAZIONI E VOLONTARIATO C/O SANTUARIO DELLA MADONNA DI POMPEI.

31 MARZO 2013 - PASQUA DI RESURREZIONE

                         Ammuola forbece
Questo caratteristico personaggio (era solito girare su di una vecchia bicicletta) a cui venivano affidati coltelli, temperini e forbici, al fine di farne ripristinare il filo della lama. L'ambulante riusciva ad essere presente in tutta la città passando di zona in zona in un differente giorno settimana. L'attrezzatura da lavoro (simile ad una mola da banco) rudimentale ed ingegnosa allo stesso tempo, era posta sulla parte anteriore della bicicletta e collegata alla pedaliera della stessa, nello specifico "l'ammuola forbece" (fissata la bicicletta con dei piedistalli) con la semplice rotazione dei pedali azionava la "mola a ruota". Il mestiere di "arrotino ambulante", purtroppo, è stato soppiantato dal moderno consumismo, nel quale si preferisce acquistare, anzichè aggiustare. 

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                                               O’ FRAVULARO
‘O Fraulare o Fravulare è il Fragolaio. una volta, dalla primavera fino all’inizio dell’estate, egli girava per la città e vendeva i suoi prodotti “le fragole” al grido. “So’ d’ ’o ciardine ’e fravule fresche, fravule, fra’ !
Il nome di Fragola deriverebbe dalla coltivazione intensiva di tale frutto,che si coltivava e lo si fa ancora oggi nella pianura del Comune di Afragola, dove si ha notizia, che le prime produzioni si sono avute tra il IV e il III secolo avanti Cristo, come testimoniano i ritrovamenti archeologici trovati in quel territorio.
In alcuni papiri si parla di una Villa Fragorum, città delle fragole e per tale motivo nello stemma cittadino del comune di Afragola è raffigurato un ramoscello di fragole.'E fraule, che mangiamo provengono buona parte dalla cittadina di Afragola, ma non sono le stesse, quelle piccole, saporite e dolcissime come nei sogni e nei ricordi di noi ragazzi di tanto tempo fà.

                                              F E B B R A I O   2 0 1 3
FEBBRAIO GRANDI E PICCOLI IMBACUCCA;
- "Febbraio viene a potare la vite con le dita intirizzite. E' senza guanti ed ha i geloni  e un
    buco negli zoccoloni".
- “Pota e zappa in febbraio, se vuoi l’uva nel panaro”.
- “Chi vuole un buon erbaglio, lo semini a febbraio”.
 - "Da San Valentino (14 febbraio) governa l’orticino”.


09 - 12 FEBBRAIO : Carnevale 3°circolo didattico S.Marco Evangelista-C.mmare di Stabia 

http://www.youtube.com/watch?v=iw4oM0XCYKE&feature=share&list=PLcbV1XHteruiDLdIEHt-Z__JS3vUxDcgZ

IL SOLACHIANIELLO o CIABATTINO
Nella sua figura di venditore ambulante operava mettendo i suoi attrezzi in un cesto come vecchie suole di scarpe ed ogni forma di ritaglio di cuoio che non butta mai anche se tagliandole diventano minuzie. In genere pare che i solachianielli  provenissero dalla citta di Arzano .

A questa figura si affianca quella del "pulizza stivali" : IL LUSTRASCARPE
un ragazzo o un uomo vestito di stracci, sporco, unto insomma una figura trasandata che si poneva con il suo banchetto lungo la strada con l'occhio puntato sulle scarpe dei viandanti per offrire i propri servigi a coloro che hanno le scarpe impolverate. Il pulizza stivale ormai scomparso(uno degli ultimi sembra che andò via dalla Galleria Umberto a Napoli qualche anno fa!!!!!!) cercava di guadagnarsi pochi soldi per comprarsi una fetta di pizza o di melone o anche delle cicche. Molti emigranti negli anni 50, in America facevano questo mestiere erano gli shoeshine

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                                G E N N A I O - 2 0 1 3  
    Per l’anno nuovo non auguriamoci un dono qualsiasi. 
-      Auguriamoci soltanto quello che i più non hanno.
-     Auguriamoci tempo per il nostro fare e per il nostro pensare, non solo per noi stessi ma per donarlo agli altri.
-      Auguriamoci tempo, non per affrettarci a correre ancora di più, ma tempo per la nostra felicità, che è la capacità di cogliere
        e respirare le piccole cose: dobbiamo stare ben attenti,  perché la felicità è fatta di niente e noi possiamo facilmente
        perdere ciò che fa contento un uomo.
-      Auguriamoci tempo non soltanto per trascorrerlo, ma per interiorizzarlo, per respirarlo, per  viverlo, per  stupirci e per
        fidarci.
-      Auguriamoci tempo per toccare le stelle nel cielo e tempo per crescere e per maturare.
-      Auguriamoci tempo per sperare nuovamente e per amare.
-      Auguriamoci tempo per noi stessi, per vivere il nostro giorno.
-      Auguriamoci tempo anche per perdonare.
-      Auguriamoci di avere tempo: tempo per la Vita.

GENNAIO METTE AI MONTI LA PARRUCCA, 
“A Gennaio stalla e fuoco";
"Gennaio, gennaio, il primo giorno è il più gaio, è fatto solo di speranza chi ne ha tanta, vive abbastanza, la salute dura poco”.
“Non ti dimenticar che di gennaio, si campa bene col grano nel granaio

“Gennaio, a brutto muso,fuoco acceso e uscio  chiuso”.
“Gran gelo in gennaio, miseria nel pollaio”.
“Sole di gennaio e gelo di febbraio, son la rovina d’ogni granaio".

“Per Sant’Antonio Abate, maschere e  serenate.”

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In onore alla nostra città, famosa per le sorgenti termali e le sue acque :L'Acquaiuolo:
Negli anni '80 era ancora possibile incontrare nella calura estiva delle strade cittadine un acquaiuolo ambulante; l'uomo dedito alla vendita di diverse tipologie di acqua (contenute in damigianelle poggiate in delle ceste di vimini), annunciava la sua presenza rionale gridando: "Acquaiuooolo"; non raramente a questa voce si affacciava una casalinga calando il caratteristico paniere contenente qualche spicciolo ed una fiaschetta da riempire. L'acquaiuolo ambulante assolto l'occasionale dovere lavorativo, si allontanava con il suo carretto trainato dal "ciuccio", continuando il giro cittadino. La figura dell'acquaiuolo con bottega fissa (Acquafrescaio), purtroppo anch'essa quasi del tutto estinta (sul territorio stabiese). Il caratteristico banco in marmo ornato da: limoni ed arance pronti da spremere, bicchieroni pesanti in vetro e da immancabili scorze già spremute di limone necessarie per la pulizia dei boccali, resiste solamente in alcuni punti del centro antico. 
Una curiosità prima dell'invenzione del moderno frigorifero, il ghiaccio che serviva a refrigerare l'acqua sulle bancarelle di Napoli e provincia, proveniva dal nostro "Faito": la neve caduta in inverno, veniva raccolta in delle enormi fosse (ancora esistenti sulla cima del Faito) e coperta (al fine di preservarne l'integrità per lungo tempo), la corretta conservazione permetteva di ottenere grossi blocchi di ghiaccio da vendere nel periodo estivo
. 

Un grande autore del rinascimento italiano - Giovanni Pico della Mirandola - ha scritto un celebre saggio dal titolo: “Horatio de hominis dignitate”, ossia “orazione sulla dignità dell’uomo”. In essa, sosteneva che la dignità - per l’uomo - è il bene più prezioso: quello che può sollevarlo ad altezze angeliche o precipitarlo a livello demoniaco. Mai come oggi bisognerebbe meditare su questo insegnamento e rapportarlo alla vita politica, dove sembra che, da tempo, ogni dignità sia definitivamente scomparsa. Scomparsa ed inghiottita da un abisso di litigiosità, di millanterie, di insensatezza, di immoralità diffusa, di disinteresse per la cosa pubblica. Un abisso in cui il cittadino - stupefatto - più che l’aspetto demoniaco vede emergere la banalità e l’incapacità: unita alla sordità verso il crescente richiamo alla responsabilità che saliva e sale da tutto il Paese. Chi ci ha governato, soprattutto, ma anche l’opposizione, lo stesso potere mass-mediatico hanno formato una miscela esplosiva che ha fatto precipitare la credibilità e la stima dell’Italia ad uno dei livelli più bassi mai raggiunti nella sua storia. In fondo, è per questo motivo che siamo stati - e siamo tuttora - puniti dagli investitori mondiali, malgrado l’Italia sia un paese economicamente solido ed affidabile.Onestà valore in agonia: Virtù Perdute di Emanuela Monego
“Honestas” significa rettitudine, dignità, coerenza: l’uomo onesto merita la fiducia incondizionata. Ma, oggi, ci chiediamo tutti dove siano finite queste figure, soprattutto tra molte autorità che ci rappresentano. Chissà perché, istintivamente, colleghiamo l’onestà al solo fatto di non rubare. Onesto è chi si astiene dal desiderare e dal prendere le cose altrui, quello che non gli spetta. Disonesto è chi carpisce di nascosto e mette in tasca: il ladro, il truffatore, il piccolo o grande bandito. Indubbiamente questo genere di onestà è una virtù rara, quasi introvabile ai giorni nostri: ce ne rendiamo conto davanti agli scandali delle ruberie infinite, coperte da scuse puerili, smascherate senza vergogna, punite quasi sempre con sanzioni inversamente proporzionali all ’entità dei furti. Pare, anzi, che nelle circostanze difficili che stiamo vivendo l’istinto truffaldino si sia affinato oltre misura. È vero che il bisogno può indurre ad allungare la mano verso l’indispensabile che ci manca: per questo motivo essere onesti anche se poveri è ed era particolarmente apprezzabile, lo attestano i tanti aneddoti letti ed ascoltati fra i banchi di scuola su autorità di ogni tempo che, pur potendo magari riempirsi le tasche con ciò che il destino offriva loro, preferivano dignitosamente accontentarsi del loro e vivere puliti. È sempre stato ed è difficile resistere alla tentazione del potere, dell’oro, di tutti quei beni che possono cambiare la vita, sia pure con un veloce aggiramento delle regole sui valori che non ammettono sconti o eccezioni. Gli antichi Spartani, avvezzi a sopportare fatica e privazioni, tanto parchi da ritenere delizioso il loro brodino nero e tanto generosi da ritenere la loro massima fortuna morire combattendo per la patria, cambiarono appena ne ebbero l’opportunità. Quando fu loro offerta la possibilità di arricchirsi e vivere da signori, non si fecero scrupolo di diventare mercenari della Persia, con buona pace delle Termopili, di Leonida e delle virtù guerriere, celebrate per immagine, per decoro di circostanza, per tornaconto. Circa un secolo e mezzo dopo, a Roma, Scipione l’Asiatico, reputandosi coperto dall’ombrello del fratello illustre, non esitò a far man bassa dei tesori appena conquistati in Asia Minore. I Romani però erano ancora onesti, e per questo si indignarono e lo scandalo travolse l’intera casata, oscurando la celebrità e popolarità degli Scipioni. Sull’importanza dei personaggi prevalse il valore dell’honestas.

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